domenica 18 aprile 2010

UN PITTORE TRA PAPA E FACEBOOK

La storia di Rodolfo Papa, che per vivere affresca chiese arrampicato per anni sui ponteggi come Michelangelo

Nemmeno sembra di poterlo immaginare un pittore rinascimentale ai tempi di Facebook. Poi incontri Rodolfo Papa e ti rendi conto che lui è questo e anche di più: non solo pittore, anche scultore, storico dell’arte e docente universitario, con stemma pontificio sulla carta intestata e pc sempre acceso. Dal lunedì al venerdì indossa jeans e maglione a collo alto per difendersi dal freddo, e resta setto-otto-anche dieci ore sui ponteggi di una chiesa ad affrescare navate, lunette e cupole.

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Quando non è arrampicato tra un altare e un ambone, continua a indossare jeans e maglione a collo alto ma vive tra il laboratorio a due passi da casa a Roma, dove ha moglie e tre figli. Con gli artisti tutti vernissage e cocktail ha poco o nulla a che vedere. Mai indossato un abito firmato, però è impeccabile in giacca e cravatta nelle occasioni accademiche. Insegna Storia delle Teorie Estetiche alla Pontificia Università Urbaniana e si presenta con una barba scura e fiera, più simile a quella lunghe e incolte di alcune tele di Caravaggio che a quelle gentili e curate di alcuni artisti dell’ultima ondata generazionale.

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Sarebbe facile definirlo un uomo d’altri tempi. Ma lui va in giro senza alcun impaccio in una vita che sembra uscita dalla penna di Giorgio Vasari. Perfettamente a suo agio in questo Terzo Millennio in cui gli è capitato di vivere.

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Tiene aggiornato il suo profilo su Facebook. Niente di personale o di stonato rispetto al suo personaggio: qualche foto con figli, immagini di mostre, foto dei bozzetti delle tele in preparazione, e soprattutto periodiche riflessioni sull’arte. Risponde alle email e cura il suo sito con foto e descrizione delle decine di lavori realizzati e anche del laboratorio dove lavora.

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Nelle chiese dove passa dipinge angeli, santi e profeti. Fedele alla tradizione, ma ai piedi di un Cristo può anche finire un giovane in canotta o un altro in bermuda. Eresia? Il contrario. ‘’Chi entra in una chiesa deve riconoscersi nelle immagini raffigurate. Devono raccontare il suo mondo’’, spiega lui, ben sapendo di svelare una verità vecchia almeno quanto il cristianesimo. Ed, infatti, in un cassetto del suo scrittoio Rodolfo Papa ha una lettera con la nomina a membro della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, ovvero la rosa vaticana in materia di arte e cultura, dal 1542 in poi scelta petalo per petalo fra i migliori nomi al mondo. Un invito diretto del pontefice a far parte degli artisti del Vaticano, proprio come accadeva ai grandi artisti rinascimentali. A volerlo fu Giovanni Paolo II nel Duemila.

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Cinque pittori possono vantare il privilegio di sedere nell'Accademia del Vaticano. Non uno in più in tutto il pianeta. Di questi cinque soltanto Rodolfo Papa ha meno di cinquant'anni, anzi ne aveva trentacinque quando fu nominato e poco di più quando venne promosso consigliere dell'Accademia, ovvero responsabile dei pittori del Pontefice.

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In Vaticano l'età ha un suo peso: che cosa avrà fatto mai per ottenere un incarico di tanto prestigio questo signore massiccio come una statua di Michelangelo diventato il più giovane pittore pontificio? E’ un signore con quasi due lauree, dotto in filosofia, teologia, storia, ma anche botanica e leggende popolari se capita. Le nozioni minime per dipingere come i grandi maestri di quattro-cinque secoli fa, sostiene lui perché ogni pennellata ha un significato ben più profondo di quello che appare al primo sguardo e lo si scopre soltanto dopo aver imparato una discreta quantità di scibile umano.

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Lui di pennellate cariche di significati concordati con vescovi e arcipreti ne sta dando molte. Da dieci anni lavora nell'Antica Cattedrale di Bojano, in Molise, bombardata durante la seconda guerra mondiale e mai più riaffrescata fino al Giubileo del Duemila. Dieci anni di ponteggi, bozzetti, studi sui testi sacri, centinaia di metri quadrati di pitture tra cupola e lunette, diciotto tele di due e tre metri di altezza. Nei tre anni precedenti si è occupato della chiesa di San Crisogono su viale Trastevere, cuore del cuore di Roma, a decorare la cupola della cappella di Gesù Nazareno fino ad allora bianca. Nel 2008 ha avviato la decorazione della cattedrale di Sulmona e, nel frattempo, ha riempito di pale d’altare e tele decine di chiese.

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Poi smette i panni di pittore per indossare quelli di storico dell'arte. Con il miliardo e mezzo di informazioni che padroneggia ha scritto 19 monografie e 130 pubblicazioni sostenendo tesi a volte molto scomode. Di Caravaggio, ad esempio: le biografie raccontano un personaggio oscuro, ai limiti, eccessivo. Rodolfo Papa smonta tutto e costruisce un Caravaggio molto diverso: “E’ una leggenda l’idea del pittore maledetto, in realtà era un teologo, un artista che dipinge con fede e dottrina’’, spiega. Ma ha capovolto interpretazioni anche della pittura di Bramantino, Leonardo e Piero Della Francesca. Lì dove gli altri vedono soltanto profano lui riesce a far emergere il sacro.

FLAVIA AMABILE

Vedi il suo sito: http://www.rodolfopapa.it/ppal.htm

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